Da secoli viene chiamata Festa delle Capanne, cioè delle tende dei nomadi, e in questo modo il popolo d’ Israele intendeva fare memoria del periodo trascorso nel deserto. Chi viaggia nel deserto non si costruisce una casa. Ma… chi di noi non ha bisogno di una casa?
Ecco il richiamo di questa festa: anche se abbiamo una casa possiamo restare nomadi nello spirito.
E un nomade di che cosa vive? A che cosa si ispira? Dove rivolge la sua ricerca?
E poi c’è la vita, quella reale e concreta, segnata dalle esigenze quotidiane: il cibo, il raccolto, i frutti della terra. Da qui parte la ricerca dei nomadi per sognare un mondo diverso, un mondo che dia dei frutti che fanno sperare e aprono vie nuove, vincendo ogni forma di deserto.
Forse i “segni dei tempi” non mancano mai; bisogna riconoscerli e mettere a disposizione tutto noi stessi perché frutti nuovi rallegrino la nostra storia.
Inizieremo il venerdì sera, con il Vespro alle ore 20.00.
Il sabato mattina ci soffermeremo sul significato di questa festa e dopo il pranzo faremo insieme una gioiosa vendemmia… e poi la danza…e poi un intervento sui segni di speranza. Termineremo con il Vespro.
La domenica mattina continueremo la nostra preghiera e ad esplorare questo nostro tempo che troppo insistentemente sembra un deserto. All’ Eucarestia pianteremo un ulivo. Se un gruppo vuole portare l’ ulivo da piantare sarà un bel regalo per tutti. Non dimenticate di portare piccoli segni della vostra terra: uva, vino, frutta…
Evento curato e condotto da Giuseppe Florio, presidente di Progetto Continenti Onlus
Info: presidente@progettocontinenti.org